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Guglielmo Ferrero offre, ancora oggi, una ricca serie infinita di stimoli, e il suo pensiero è difficilmente classificabile in maniera univoca. La personalità di Ferrero, secondo Teresa Serra, spazia dalla storia del pensiero alla storia della cultura, dall’esperienza politica alle riflessioni di carattere politologico, per finire agli interessanti accenni sull’etica della responsabilità . Alla base della sua grande produzione, c’è la presenza di un uomo che vive con equilibrio, le avversità di un passaggio, coincidente con l’arco della sua vita, da un secolo ad un altro . La vita di Ferrero potrebbe essere rappresentata come una sorta di rottura, ma anche come una mediazione, tra due differenti mondi, quasi a rappresentare un pensiero positivista in crisi ma anche pronto ad aggiornarsi tenendosi a contatto con i tempi . A livello internazionale, Ferrero deve la sua notorietà alla pubblicazione, nei primissimi anni del Novecento, dei cinque volumi sulla Grandezza e decadenza di Roma (1902-1906), inserendosi in una tradizione di pensiero che affonda le proprie radici nelle opere di Montesquieu e Gibbon. I concetti di grandezza e di decadenza, come quelli di ascesa e declino, sono legati ad un rapporto di stretta interdipendenza nel momento in cui rivelano una interpretazione organicistica delle civiltà cui vengono applicati, che poggia su un’idea ciclica delle loro vicende: come i diversi individui invecchiano o le specie degenerano, così gli Stati e le civiltà decadono . Tra la nascita dell’idea di progresso, l’età delle rivoluzioni, l’ottimismo positivista e successivamente tra l’involuzione totalitaria in Europa, deve essere inserito Guglielmo Ferrero che manifestò le sue apprensioni per il futuro della civiltà europea occidentale, destinata a divenire una “civiltà quantitativa” . Egli si dedicò alla riflessione e alla scrittura della sua monumentale opera sulla Grandezza e decadenza di Roma tra il 1893 e il 1897, pur avendo studiato le vicende storiche dell’antic